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Colture tradizionali e nuove coltivazioni: Intervista a Riccardo Boggi, Tecnico di Terre dell’Etruria


Pubblicata il: 04-12-2020 - Terre dell'Etruria

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Colture tradizionali e nuove coltivazioni: le potenzialità della bassa Maremma

Intervista a Riccardo Boggi, Tecnico di Terre dell’Etruria per l’area di Grosseto Sud

 

Riccardo, sei uno dei tecnici con più esperienza. Qual è stato il tuo percorso di formazione? E come sei arrivato a Terre dell’Etruria? Sono entrato in cooperativa nel lontano 1998, facendo la “gavetta” come operaio specializzato sulle macchine agricole. Nel 2000, il Direttore che svolgeva anche la funzione di tecnico di campagna dell’allora Coop. Marsiliana scelse un altro lavoro e mi fu fatta proposta di ricoprire l’incarico di responsabile tecnico. La Cooperativa era una piccola realtà dove il tecnico si trovava a essere un po’ il factotum della situazione, condizione che mi ha portato a seguire e ad accumulare esperienza sia a livello tecnico che – soprattutto – umano. Ai tempi seguivo tutta la parte organizzativa del lavoro delle macchine agricole, lo stoccaggio cereali e la logistica dell’ortofrutta. Negli anni successivi, attraverso varie fusioni, la cooperativa divenne una bella realtà di nome Agrimaremma: insieme al direttore Fontana creammo un bel gruppo di lavoro nel quale mi occupavo principalmente degli acquisti e della vendita di mezzi tecnici, della gestione del personale e – naturalmente – dell’assistenza tecnica.  Con l’entrata in Terre dell’Etruria finalmente ho potuto dedicarmi in modo esclusivo alla parte dell’assistenza tecnica, trovando un gruppo di colleghi/amici molto preparati e disponibili e integrandomi bene all’interno di una struttura importante.

 

L’area sulla quale operi è forte di una lunga tradizione cooperativa. Allo stesso tempo, presenta an- cora molte potenzialità. Puoi darci un quadro del lavoro che stai svolgendo? Opero all’interno di un’area vasta a sud di Grosseto e seguo anche alcune aziende dell’alto Lazio. Queste zone esprimevano negli anni passati notevoli potenzialità: lo dimostra il fatto che esistevano già una miriade di medie/piccole cooperative, ma per vari motivi oggi occorre rilanciare le produzioni. Mi muovo su un territorio vasto che occorre dividere in zone: anzitutto la parte costiera e pianeggiante, dove, oltre a cercare di mantenere o incrementare alcune produzioni storiche come pomodoro da industria e cipolle, stiamo tentando di rilanciare – anche attraverso un progetto interessante come quello che riguarda le serre – alcune colture ortofrutticole (melone, anguria, ecc.). In secondo luogo la zona collinare, sulla quale alle coltivazioni classiche (vigna, olivi, cereali ecc.) stiamo provando ad affiancare coltivazioni interessanti come la riproduzione consociata di avena/veccia e il coriandolo da seme.

 

Quali progetti ci sono in cantiere? Ad esempio, puoi anticiparci qualcosa sulla coltivazione del coriandolo?  La coltivazione del coriandolo ho iniziato ha seguirla 4/5 anni fa. Si tratta di una coltura interessante soprattutto per le zone collinari o limitrofe a zone di macchia. Il suo odore caratteristico lo rende inappetibile per la maggior parte della selvaggina presente nelle nostre zone. Di facile coltivazione e raccolta, è risultato oltretutto economicamente interessante. Purtroppo, almeno per la nostra zona, rimane di fatto una coltivazione in mano a un’unica ditta sementiera, condizione che ha comportato degli scontenti verso le aziende che lo producono. Per questo motivo tre anni fa la cooperativa si è attivata per collaborare con questa ditta, mettendo a disposizione i locali di stoccaggio, curando il ritiro e fornendo assistenza tecnica con ottime soddisfazioni per tutti. Tuttavia, negli anni seguenti inspiegabilmente non siamo più riusciti a portare avanti questa sinergia, motivo per cui dalla prossima stagione abbiamo
iniziato un nuovo rapporto con una ditta che operava per ora in altri areali con l’obiettivo di ottenere un rilancio della coltivazione.

 

Come viene percepito il lavoro dei tecnici dai soci? Quanto è importante per te stabilire un rapporto di fiducia con loro? E quanto costruire un collegamento coordinato con i punti vendita? Il tecnico per le aziende socie storiche è come uno di famiglia e – nel mio caso – mi ha sicuramente aiutato il fatto di essere nato e vissuto nella mia zona operativa. Spesso con i soci ho un rapporto che va altre il lavoro, fatto di reciproca stima e di una conoscenza che talvolta mi porta a intuire in anticipo quelli che sono le loro esigenze e i loro bisogni. Opero anche in altre zone, soprattutto dopo l’entrata in Terre dell’Etruria, e anche qui cerco di costruire rapporti lavorativi chiari e duraturi. Per quello che riguarda il coordinamento dei punti vendita, penso di essere all’interno di Terre dell’Etruria uno dei maggiori esperti: oltre al punto vendita di Marsiliana, seguo Sgrillozzo, San Martino sul Fiora e ultimamente anche Polverosa. Come lo faccio? Cercando di coordinare gli acquisti dei mezzi tecnici ma, soprattutto, preoccupandomi di non lasciarli sforniti nei periodi clou dell’anno, indirizzando dove possibile i clienti nel punto vendita più comodo.

 

Come viene vissuta l’emergenza Covid dalle aziende con cui ti confronti quotidianamente? Sicuramente l’emergenza Covid negli ambienti vasti e isolati dove spesso operano i miei soci/clienti è ed è stata meno sentita. Ad ogni modo, al momento del classico incontro o visita alle coltivazioni vengono seguite tutta le pratiche consigliate per mantenere la giusta distanza, dall’uso della mascherina al recarsi in campo ognuno con i propri mezzi. Questo al livello umano lascerà sicuramente delle conseguenze: mi manca la cordialità che incontravi recandoti in azienda, spesso le vendite si concludevano con un caffè o una bibita fresca, o la presentazione di un nuovo prodotto avveniva all’interno della cabina del trattore che continuava a lavorare per non perdere tempo. Oggi questo non avviene più, purtroppo.

 

In cosa miglioreresti il servizio offerto da Terre dell’Etruria o l’impostazione di esso? Sicuramente, svolgendo tanti servizi – mi sbilancerei nel dire quasi tutti – noto che qualcosa è migliorabile. Vedo comunque la volontà e la voglia di risolvere eventuali deficit. Questo sicuramente nel nostro lavoro è fondamentale, spesso i cambiamenti sono repentini e inaspettati e sta a noi anticiparli per far sì che arrechino meno disagi ai nostri soci e clienti.

 

La Cooperativa sta investendo molto nell’innovazione tecnologica. A tuo avviso, quanto potrà aiutare questo aspetto? Premetto che caratterialmente sono molto portato verso l’innovazione, trovo che questa strada sia fondamentale per il futuro. Pensare di rimanere fermi e rifiutare quelli che sono i miglioramenti tecnologici oggi sarebbe un suicidio. Allo stesso tempo, occorre valutare bene e crearsi il giusto abito su misura per evitare fallimenti e sprechi di denaro e tempo, soprattutto in un settore con molte variabili come quello agricolo.

Da “Cooperazione in Agricoltura”, n. 61, Dicembre 2020 – Febbraio 2021, pp. 10-11

 

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