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L’area pisana e le sfide del settore cerealicolo Intervista a Francesco Scuderi, Componente del Cda di Terre dell’Etruria nominato dalla Sez. soci di Chianni

INTERVISTA AL SOCIO FRANCESCO SCUDERI di Federico Creatini 

Membro del cda di Terre dell’Etruria, conduce un’azienda cerealicola a Chianni in provincia di Pisa , insieme al fratello Massimo è subentrato nella gestione nel 1994.
Descrive il suo percorso e la sua passione per il mondo agricolo, non nasconde le difficoltà e gli sforzi per stare al passo con i tempi.
Il suo sogno nel cassetto “tutti gli agricoltori hanno i loro, a partire dell’ingrandire e migliorare la propria azienda. Auspico solo che i prezzi possono tornare a essere più remunerativi”
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Francesco, da dove nasce il tuo rapporto con l’agricoltura?

Nel mio caso, posso dire che l’agricoltura è un affare di famiglia. Io e mio fratello Massimo siamo subentrati nel 1994, acquisendo la metà di nostro zio che aveva aperto l’azienda insieme a nostro padre. Con pazienza siamo riusciti a concretizzare alcuni passi in avanti, anche se oggi crescere è davvero dura rispetto a qualche anno fa. Il nostro lavoro è volto principalmente alla coltivazione di cereali, a cui sommiamo alcuni ulivi. L’azienda ha sede nel comune di Casciana Terme, ma comprendere anche terreni su Chianni e Terricciola: la superficie totale di coltivazione tocca i 350 ettari, con una rotazione produttiva del 50% a grano e del 50% a miglioramento del terreno. Come cerealicolo, di fatto, siamo tra i maggiori conferitori di Terre dell’Etruria.

Che settore è oggi il cerealicolo?

È un settore molto tosto, purtroppo segnato da alcune criticità. Abbiamo ripreso un po’ i prezzi nell’ultimo anno, ma fino a “ieri” erano bassissimi. Lottiamo sempre per arrivare in fondo e, da alcuni anni, ci troviamo a combattere anche con la stagione. Pur avendo gli aiuti europei, è quindi difficile sostenere le spese con il ricavo che oggi hanno i cereali. L’ultima annata, quella appena chiusa, è andata comunque abbastanza bene per le nostre zone: anzi, fosse sempre così…

Allargo la domanda. Quanto è difficile fare agricoltura in Italia, oggi?

Beh, c’è da dire che da quando ho iniziato l’agricoltura è cambiata moltissimo. Si è modernizzata ed è ormai imprescindibile stare al passo con i tempi. Certo, è cambiato anche il sistema di guadagno. Prima c’erano meno spese e un po’ più di ricavo, riuscivamo a vendere abbastanza bene tutto, potevamo fare qualsiasi prodotto e avevamo modo di piazzarlo sul mercato con buone possibilità. Oggi il bestiame non esiste praticamente più, le stalle stanno scomparendo. A parte il grano, che serve a fare la pasta e il pane, non si vende molto altro, specialmente in zone depresse come le nostre. Noi come azienda abbiamo dovuto anche chiudere alcune produzioni che portavamo avanti con successo. Per esempio, facevamo il seme di sulla: si trattava del nostro punto di riferimento, era un miglioratore del terreno e rendeva moltissimo; corrispondeva al nostro guadagno dell’anno, ci manteneva in piedi. Poi l’avena, che aveva poche spese. Ora invece la sulla è finita, l’avena non si vende più e abbiamo optato per il favino.

Perché come azienda non vi siete mai convertiti al biologico?

Siamo sempre stati molto titubanti, non lo nego. Non siamo mai entrati perché abbiamo costantemente sperato nelle annate “giuste”, mantenendo i nostri criteri valutativi. Il biologico oggi ti fa vedere, ti permette di ottenere il contributo, ma è anche vero che i prezzi dei prodotti sono calati. Poi certo, il biologico potremmo anche farlo, ma nei nostri terreni si creerebbero dei problemi. Per esempio, se coltivassimo il favino sul biologico, l’anno dopo ci troveremmo infestati dalle erbacce. Secondo me possono farlo con profitto le aziende che hanno il bestiame: in quel modo, un’azienda può andare in biologico con rotazioni di orzo, fieno ecc. Noi agronomicamente avremmo delle difficoltà.

Come azienda che supporto trovate nei tecnici di Terre dell’Etruria?

Nel settore cerealicolo non ci sono grossi problemi. Quando abbiamo avuto bisogno dell’agronomo, tuttavia, c’è sempre stata massima disponibilità. 

Sei membro del Cda cosa vorresti portare in Terre dell’Etruria?

Questo è il mio secondo mandata da consigliere. Certo, alla tua domanda non è semplice rispondere. Si potrebbe spingere sicuramente di più in zone come Chianni, apportando alcune migliorie al magazzino. Siamo pochi nella zona, la cooperativa ha un programma di investimenti chiaro, ma se proprio dovessi dare un consiglio auspicherei un potenziamento. Il rischio è quello di sentirci un po’ marginalizzati. Peccato, perché potremmo attrarre anche altri soci in questa zona. Sono sicuro che la cooperativa ci verrà comunque in aiuto, anche perché è importante mantenere e incentivare l’attaccamento alla struttura. Detto ciò, come soci sollecitiamo a proseguire sulla strada intrapresa: ci troviamo in linea con la prospettiva tracciata dal Consiglio.

Da socio e consigliere, che tipo di comunicazione vorresti ricevere da Terre dell’Etruria?

È importante comunicare la complessità del mondo agricolo e cooperativo. Parlare di cooperativa vuol dire indubbiamente parlare di prodotti, ma anche di informazioni trasversali, volte a trasmettere il valore della cooperazione e del nostro lavoro. A mio avviso, sarebbe importante dire anche le cose che vanno meno bene, oltre a cercare di far capire alle persone che l’agricoltura non è tutta rose e fori. Alcuni pensano che gli agricoltori o campino di contributi, o avvelenino il mondo. E questo è allucinante. Vorrei che la cooperativa usasse la sua voce per far capire che ciò non è vero, che c’è un universo di lavoro valido, tenace e rispettabile.

Secondo te, oggi, cosa porta a entrare in una realtà cooperativa?

Noi siamo entrati in Terre dell’Etruria nel 2001, dopo l’accorpamento nell’allora Co.Agri dell’Innovatrice di Chianni, di cui eravamo soci. Inutile quindi sottolineare quanto creda in questo mondo. Per come la vedo io, la cooperativa deve essere anzitutto un campo di sinergia tra produttori. Anche i più giovani possono essere attratti da una dimensione di questo tipo, oltreché dalla presenza di garanzie sempre più difficili da trovare in un mercato così serrato e competitivo.

Un sogno nel cassetto per la tua azienda?

Tutti gli agricoltori hanno i propri sogni nel cassetto, a partire dall’ingrandire e migliorare la propria azienda. Auspico solo che i prezzi possano tornare a essere più remunerativi.

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Intervista a cura di Federico Creatini per il trimestrale “Cooperazione in Agricoltura” n° 62, pagina 24

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